Mi capita spesso di pensare a come sarebbe per me tornare a scuola oggi. Non perchè mi manchi (il mio lavoro non me la fa rimpiangere) ma perchè oggi gli studenti della nuova generazione hanno a disposizione molti piu’ strumenti rispetto a 10 anni fa.
Oggi nelle scuole entrano tablet, IPhone e smartphone di ogni tipo, e non solo per distrarsi e giocare all’ultimo giochino in voga ma anche per aiutare nell’apprendimento rendendo piu’ semplice, ad esempio prendere appunti; 10 anni fa invece, quando andavo a scuola io vedere il computer su un carrellino a rotelle che entrava in classe era un po’ strano, nella migliore delle ipotesi ti faceva venire in mente di giocarti una bella partita a Solitario durante l’ora di matematica, nella peggiore c’era sempre l’alternativa Silent Hill… magari l’atmosfera non era proprio quella giusta, ma un po’ di immaginazione serviva a compensare.
Io, da persona non vedente il PC lo usavo per leggere, scrivere (sì perchè poche insegnanti di sostegno sanno il braille, purtroppo) e per far di conto oltre che per… hmm… gestire la mia web radio.
Sì, lo ammetto: durante la lezione di informatica, quando il professore ci chiedeva di andare su katamail e inviarci una email da soli evidentemente pensavo che la cosa fosse troppo stupida perchè potessi farla davvero. Cosi’ entravo nel mio PC di casa tramite una pagina web e dicevo al mio Winamp di modificare la playlist che avevo lasciato attiva dalle 8 del mattino, accontentando le richieste dei miei compagni di classe e sperando che, una volta a casa avrebbero continuato ad ascoltare la mia radiolina.
Mi andava bene, anzi benissimo! guadagnavo ogni giorno nuovi ascoltatori e anche il professore infondo non sembrava cosi’ alterato dal mio comportamento, ma sapevo che, se la radio fosse entrata davvero nelle scuole ne avrebbero potuto ricavare qualcosa tutti.
Credo infatti che la radio possa aiutare a combattere la timidezza, favorendo l’espressività e rendendo le persone un po’ piu’ estroverse ma, cosa ancora piu’ importante ho ragione di credere che la radio sia utile per imparare ad esprimersi in modo corretto.
Fermatevi un attimo a pensare: a scuola ci insegnano che scuola non si scrive con la q, che l’apostrofo non si usa se la parola che segue l’articolo indeterminativo un è maschile, perchè la vocale successiva se ne sarà andata non per un’elisione, ma per troncamento. Tutto vero, se però sbagliamo a parlare a scuola non ci correggerà quasi mai nessuno, a meno che non si sia sbagliato un congiuntivo. Perchè?
Non me ne voglia il corpo docenti, ma spesso nemmeno le insegnanti parlano così bene, con le loro cantilene e le congiunzioni allungate per prendere tempo, o gli infiniti
“cioè… perchèèèèèè….”.
La radio, e piu’ in generale qualche piccolo laboratorio sull’uso della voce potrebbero quindi aiutare ad arginare certi problemi, insegnando a bambini e ragazzi, (e a volte anche alle insegnanti) a leggere e parlare meglio.
Spesso, quando sento leggere qualcuno troppo velocemente e senza curarsi della punteggiatura, mi verrebbe da chiedere: “in questa frase, perchè hai faticato cosi’ tanto? Fermati ogni tanto, dove prenderesti un bel respiro?”
Si tratta di un piccolo accorgimento che fa riflettere l’altra persona e molto spesso aiuta, d’altra parte però mi rendo conto che un’insegnante non puo’ soffermarsi ogni volta sul singolo bimbo / ragazzo. è per questo che secondo me la scuola dovrebbe istituire piu’ attività extra e laboratori che vadano verso questa direzione, soprattutto considerando le potenzialità del web.
Ho deciso di scrivere questo articolo proprio prendendo spunto da una interessante iniziativa di un’insegnante di inglese secondo me lungimirante, una di quelle che continua a nutrire una sana passione per il suo lavoro, che l’ha portata a creare un piccolo laboratorio per insegnare ai bambini delle scuole elementari che cos’è la radio, quali sono gli elementi che la compongono e fargli provare una piccola esperienza di conduzione radiofonica.
I partecipanti a questo laboratorio hanno cosi’ potuto visitare lo studio radiofonico di una radio veneta e, cosa piu’ importante stanno registrando una puntata di un ipotetico format radiofonico nel quale trovano spazio delle rubriche condotte proprio dai bimbi, i veri protagonisti di questo affascinante progetto.
Ecco quindi che, grazie anche alle piccole dritte che ho dato all’insegnante è nata una trasmissione radiofonica composta dal notiziario della scuola, la rubrica delle barzellette, quella dei racconti horror e tante altre, tutto seguendo lo schema di una radio di flusso (con i tempi un po’ piu’ dilatati ovviamente). Tra una rubrica e l’altra fanno da contorno le canzoni del momento scelte sempre dai bambini, che le annunciano e disannunciano presentando una vera classifica radiofonica.
Sarà un piacere, a lavoro ultimato poter inserire un link alla pagina della scuola che ospita questa puntata, per dare a tutti una bella dimostrazione di cio’ che si puo’ fare per rendere i bambini piu’ consapevoli delle loro capacità espressive. Da parte mia ne approfitto per rinnovare pubblicamente i complimenti a Carla, l’insegnante che ha pensato a tutto questo, la quale mi aveva anche invitato a partecipare al laboratorio di persona, cosa che purtroppo non mi è stata possibile per ragioni personali.
Carla ha avuto un’ottima idea, il suo esempio secondo me dovrebbe essere seguito da molte altre insegnanti. Perchè credo che amare il proprio lavoro voglia dire anche questo: inventare attività alternative che aiutino gli altri a mettersi in gioco, mettendosi in discussione per primi.
Aggiornamento: ecco la puntata registrata dai bambini che hanno partecipato a questo progetto, pubblicata sul sito della scuola. Cliccate qui per ascoltarla.