Il titolo di questo articolo è volutamente ironico, tra i primi requisiti necessari per l’incisione di spot pubblicitari radiofonici e televisivi di qualità non si può assolutamente non citare la dizione.
La pubblicità radiofonica e televisiva è cambiata moltissimo negli anni, così come è cambiato il linguaggio in strada (tanto che a volte i genitori non capiscono quello slang eccessivo usato dai giovani).
Se proviamo a riascoltare uno spot degli anni 80 potremo notare una bella differenza nell’impostazione della voce che risulterà molto piu’ distaccata, rigida. Anche le parole utilizzate erano diverse, per certi versi molto meno dirette. Sebbene quindi molti committenti di spot locali preferiscano ancora testi con lunghi elenchi e tante parole per un solo concetto, la musica è cambiata e non lo si può negare anche se, in alcuni casi forse è cambiata in peggio.
Da una parte si è ancora un pò legati al passato, tanto che Alex Poli, voce ufficiale di RTL 102.5 mi ha raccontato in questa intervista per radiospeaker.it che spesso, pur volendo solcare nuove strade i clienti gli chiedono di registrare gli spot seguendo i soliti Clichet, dall’altra invece oggi è richiesto anche un linguaggio diretto, non è raro sentire, ad esempio qualche gergo giovanile in dialetto o quasi anche in tv o alla radio.
In un certo senso si ripete qualcosa che si era già verificato: perchè se è vero che in passato i nomi inglesi negli spot si pronunciavano così come erano scritti (perchè l’inglese non lo sapeva nessuno), oggi uno speaker non deve sapere solo la pronuncia dei nomi delle città e dei nomi piu’ comuni (i quali non seguono necessariamente le regole della dizione) ma deve cercare di rimanere aggiornato il piu’ possibile sulle evoluzioni del linguaggio pubblicitario, specialmente se come nel mio caso si decide di occuparsi anche della scrittura dei testi degli spot.